Una storia di grandezza, declino e rinascita

La Rocchetta: il fascino di 160 anni di storia riconsegnati al pubblico

L’apertura al pubblico della Rocchetta Mattei è garantita da un’intesa tra la Fondazione Carisbo, il Comune di Grizzana Morandi, la Città metropolitana di Bologna e l’Unione Comuni Appennino Bolognese. La proprietà dell’immobile è infatti della Fondazione Carisbo che nel 2005 decide di acquistare la Rocchetta e avviare una filologica operazione di recupero dell’edificio, per ristabilirne il valore artistico e culturale e per renderla nuovamente accessibile dopo anni di chiusura e abbandono. La gestione della Rocchetta è in carico al Comune di Grizzana Morandi che ne promuove le iniziative di valorizzazione in collaborazione con l’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese e la Città metropolitana di Bologna.

01. Nascita della Rocchetta

Il castello definito “Rocchetta Mattei” deve il suo nome al conte Cesare Mattei (1809-1896) che lo fece edificare sulle rovine di una antica costruzione risalente all’XIII secolo, la Rocca di Savignano, La struttura del castello fu modificata più volte dal conte durante la sua vita e dai suoi eredi, rendendola un labirinto di torri, scalinate monumentali, sale di ricevimento, camere private che richiamano stili diversi: dal neomedievale al neorinascimentale, dal moresco al Liberty.

02. Il Conte Cesare Mattei

Cesare Mattei nacque a Bologna (1809) da famiglia agiata, crebbe a contatto con alcuni dei più importanti e significativi personaggi dell’epoca come Paolo Costa, Gioacchino Rossini e Marco Minghetti. Nel 1837 fu uno dei 100 fondatori della Cassa di Risparmio in Bologna. Ricevette il titolo di Conte nel 1847 da papa Pio IX, a seguito di una donazione terriera in quel di Comacchio. La morte della madre nel 1844 lo provò duramente e anche la deludente esperienza politica, legata alle complesse vicende italiane del biennio ’47-’49, lo spinsero a lasciare Bologna e a ritirarsi nella tenuta di Vigorso per studiare la sua “nuova medicina”. Nel 1850 acquistò i terreni dove sorgevano le rovine del castello medievale e iniziò la costruzione della “Rocchetta”, dirigendone personalmente i lavori, dove si stabilì definitivamente a partire dal 1859, conducendo una vita da signore medievale con tanto di corte. Negli anni seguenti, egli dedicò i suoi sforzi allo studio ed alla divulgazione della medicina alternativa che battezzò Elettromeopatia. Questa pratica gli assicurò fama mondiale, ed in seguito alla sua morte (1896), fu proseguita con alterne fortune dagli eredi fino al 1959. Proprio in quell’anno, la Rocchetta venne venduta alla moglie di un commerciante locale Primo Stefanelli detto “Il Mercantone”. Quest’ultimo la gestì come attrazione fino a quando non venne abbandonata negli anni ’80. Nel 2005, la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna (Carisbo) acquistò il castello e dopo un accurato studio progettuale ne iniziò il consolidamento e intraprese un ampio e fedele restauro che attualmente è ancora in corso d’opera.

03. L'Elettromeopatia e Mario Venturoli

Cesare Mattei nell’elaborazione della sua Elettromeopatia tenne in considerazione diversi tipi di pratiche paramediche già esistenti, tra cui le teorie di Samuel Hahnemann, il fondatore dell’Omeopatia. Dopo le prime sperimentazioni, iniziò la produzione degli stessi preparati elettromeopatici esportandoli anche all’estero. Nacque un deposito centrale a Bologna, fino ad arrivare nel 1884 ad avere 107 punti di distribuzione in tutto il mondo. Per dedicarsi ai suoi medicamenti e al proseguimento dei lavori della sua dimora e clinica, Cesare Mattei affidò la gestione finanziaria delle sue attività al nipote Luigi, il quale causò una gravissima crisi economica all’insaputa del conte. Una volta scoperto l’inganno, Mattei diseredò i familiari, e, affidandosi al suo collaboratore Mario Venturoli riuscì a risollevarsi. In segno di riconoscenza, il conte nel 1888 decise quindi di adottarlo. Negli anni di  Mattei presso la Rocchetta trovarono lavoro e benessere molte famiglie della zona e Riola conobbe un periodo di eccezionale sviluppo e prosperità, anche grazie alla stazione ferroviaria voluta dal conte per i suoi pazienti. Dopo il 1904, Mario Venturoli proseguì i lavori al castello e continuò le pratiche curative del padre adottivo, nonostante l’Elettromeopatia rimanesse sostanzialmente un mistero. Le spoglie di Cesare Mattei, secondo le volontà del suo testamento, trovarono riposo all’interno di un monumentale sepolcro nella cappella della sua Rocchetta.